LE ONDE SMARRITE DELLA RADIO  

DELLA TENDA ROSSA  (*)

 

- Storie, leggende e verità della radio nella spedizione del dirigibile Italia di Umberto Nobile al Polo Nord -

 

un libro di Claudio Sicolo

 

 

 

 

 

 

 

 

(*) Edizioni Sandit - Tutti i diritti riservati

 

PRESENTAZIONE

 

Il libro propone una lettura dell’impresa di Umberto Nobile in una chiave originale ed inedita. 

L’autore si è basato su una lunga e meticolosa indagine di “giornalismo storico”, che,  affidandosi rigorosamente a fonti dell’epoca ed atti ufficiali, ha completamente modificato il quadro interpretativo sinora adottato.

Le infinite polemiche e le inutili reciproche accuse, susseguitesi nei decenni, si sono dimostrate del tutto inadeguate dopo una analisi dei fatti tecnicamente precisa ed oggettiva; una analisi che, al di là delle indubbie capacità, volontà ed intenzioni dei protagonisti della vicenda, ha invece posto al centro dei tragici avvenimenti la comunicazione radio ed il mondo mediatico e politico che ad essa si riferisce.

Lo strumento della radio era allora nuovo – quasi fantascientifico – ed aveva già provato la sua utilità nel salvataggio di vite umane; ma molte delle sue caratteristiche erano ancora sperimentali, ed alcune scelte di radiotecnica erano ancora oggetto di dibattito tra esperti.

D’altronde il miracolo delle onde corte, di cui fu artefice Guglielmo Marconi, sembrava potesse rendere finalmente attuabili i sogni avventurosi di un ingegnere dell’aria come Umberto Nobile, rendendo una macchina ottocentesca – come il dirigibile – capace di sfidare in modo meno rischioso, all’inizio del nuovo secolo, le inesplorate regioni artiche.

Il sogno di Nobile andava infatti ben oltre gli ideali di esplorazione che avevano ispirato gli eroi solitari del passato (in particolare, nel nostro contesto, l’esploratore norvegese Roald Amundsen); come nelle moderne imprese degli astronauti, la radio infatti consentiva una partecipazione del più vasto pubblico “in tempo reale” alle avventure, ai rischi ed alle scoperte.

Dall’esplorazione del misterioso mondo dei ghiacci (resa particolarmente difficile dalle ambiziose modalità scelte da Nobile e dai mezzi all’epoca disponibili) la radio avrebbe consentito la nascita di uno straordinario progetto di comunicazione globale: dal Polo Nord a Roma, e dalla città eterna al mondo intero.

Era una coraggiosa e innovativa idea nella cui attuazione il lettore riconoscerà molti controversi elementi che oggi più che mai caratterizzano I grandi media (stampa, TV, radio) ed i loro rapporti con il giornalismo, l’editoria e la politica.

Il “sogno nibelungico” di Nobile trovò terreno fertile nella “civiltà eroica” di allora, che aveva bisogno di imprese grandiose, di vittorie impossibili. 

La radio avrebbe consentito di proclamare i trionfi dell’ardimento umano oltre i confini delle nazioni, e come un filo di Arianna avrebbe assicurato la salvezza e la via del ritorno.

Ma non andò così: quel filo si spezzò. Come scrisse il giornalista Cesco Tomaselli, nel “grande romanzo polare” della spedizione del dirigibile “Italia” la radio fornì l’elemento più drammatico.

Ci furono 17 morti, si aprirono ferite nella coscienza degli uomini che sopravvissero alla tragedia. Soccorritori e naufraghi dovettero giustificarsi davanti al mondo. Ci furono processi segreti nei palazzi del potere, e processi mediatici sulla stampa, nei quali ognuno raccontò le proprie verità.  Tecnologia e onore militare si alternarono in aspre discussioni che ancora oggi proseguono.

Se la radio avesse funzionato subito, quel 25 maggio 1928, ci sarebbe stata una sola inevitabile vittima: il povero motorista che era stato schiacciato sul ghiaccio al momento dell’urto.  

I soccorsi sarebbero arrivati in tempo per salvare tutti gli altri.  Non sarebbe morto il celebre e mitico esploratore Amundsen, che aveva già conquistato, con altre modalità e fini, tutte le estreme latitudini.

Cosa non funzionò?

Il libro ricostruisce i fatti e le loro motivazioni, che si riveleranno fatali, attraverso le testimonianze inedite di chi non lasciò memorie pubbliche e attraverso le tracce di documenti rimasti sepolti per quasi un secolo.